Droni: cosa sono e come si stanno evolvendo

Lo scorso anno molti appassionati di informatica si sono interessati ai droni, reperendo informazioni attraverso il web e la stampa. In realtà, la parola “drone” in questo caso è usata in maniera non propriamente corretta: parliamo infatti di una specifica categoria di oggetti volanti, gli aeromobili a pilotaggio remoto.

Come avrete capito, si tratta di velivoli di diverse dimensioni, in grado di alzarsi in volo senza un pilota che li guida, ma che semmai, in un veicolo vicino, li comanda attraverso un radiocomando. Se in passato, a ridosso della prima guerra mondiale, sono stati sviluppati dispositivi ad uso militare, a metà del decennio scorso, molte case produttrici si sono concentrate sulla creazione di droni a scopo ludico e per modellismo o collezionismo. La caratteristica che accomuna tutti questi dispositivi, è la leggerezza, che ne permette il volo.

Esistono tre grandi tipologie di droni:

  • Con struttura ad eliche: presentano una o più eliche, che permette loro di virare repentinamente e mantenere una posizione a mezz’aria pressoché ferma. In pratica, si comportano come gli elicotteri (di cui ne ricordano le caratteristiche).
  • A struttura planare: privi di eliche ma forniti di ali, servono a coprire le medie distanze. Ricordano gli aeroplani.
  • Ibridi: oltre a volare, possono muoversi sul terreno. Dotati di ruote, alcuni di essi possono anche compiere piccoli salti.

Il fenomeno è molto diffuso e in molti paesi esiste una sorta di regolamentazione poichè un drone, se usato in maniera impropria, potrebbe interferire con i radar e intralciare il “normale” traffico aereo. L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile ha stilato un documento, in cui si vieta di far volare i dispositivi sopra i 150 metri d’altezza.

Gli usi dei droni possono essere molteplici: non è raro che la polizia li usi per scovare piantagioni di droga, ad esempio. Anche a livello di monitoraggio ambientale i droni risultano molto utili: pensate infatti alla ricerca dei dispersi o all’osservazione di luoghi impossibili da raggiungere, come aree disastrate durante le calamità naturali. Un’altra applicazione è quella di telerilevamento, ad esempio per l’analisi di determinati livelli di inquinamento (i droni possono essere dotati di sensori dedicati). Applicando una videocamera ad uno di questi dispositivi inoltre, si possono realizzare facilmente video per l’uso didattico.

Amazon si è dimostrato anche questa volta un precursore. In attesa di un drone che ci porti l’oggetto acquistato sul web, per il momento i robot unità Kiva aiutano il personale umano in alcuni tra gli stabilimenti più tecnologicamente avanzati. Essi infatti non volano, ma sono in grado di sollevare intere scaffalature, rendendo più veloce lo smistamento e la spedizione degli ordini fatti su Amazon. Sembra che questi nuovi “colleghi” non intimoriscano i lavoratori umani e che non ne risentirà l’occupazione, poiché essi aiutano e non sostituiscono l’uomo. Google sta studiando un proprio progetto, mentre in cloud è possibile trovare reti di auto-apprendimento fruibili unicamente da droni.

Questo mi ricorda molto il film “Her”, con Samantha e l’OS 1, ma lei era decisamente più affascinante di un piccolo drone che corre e sposta pacchi… voi che dite?

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