Pheme: in futuro avremo l’app antibufala

Le “bufale” sui social network sono ormai un fenomeno comune. Quante volte un vostro contatto ha infatti postato sul suo profilo Facebook o Twitter una notizia sensazionale, talmente strana o incredibile da essere immediatamente condivisa con molte altre persone? Peccato che spesso queste news siano false, prive di fondamento, oppure “rivisitate”: sono le cosidette bufale e tendono ad avere una risonanza mediatica notevole.

Ricordiamone alcune, tanto per fare qualche esempio:

  • Il tonno proveniente da Fukushima, area devastata da un incidente nucleare, sarebbe disponibile in una catena di supermercati italiani.
  • Un ricercatore di una prestigiosa università inglese, darebbe per spacciato il Bel Paese, tanto da prevedere un disastro economico tale da far “scomparire” intere regioni, come la Sardegna.
  • Secondo alcuni utenti (che hanno diffuso questa notizia ovviamente falsa), il wi-fi sarebbe cancerogeno.

Per scongiurare questo fastidioso fenomeno, potrebbe arrivare, un’app antibufala: Pheme. L’applicazione, ispirata ad un’idea di Robert Procter (professore di social informatic all’università di Warwick), sarà frutto del lavoro di alcune università europee. Il progetto è finanziato dall’unione europea e promette di “scovare” le bufale presenti in rete, scandagliando in prevalenza Twitter. Le notizie verranno classificate poco veritiere grazie ad un efficace sistema di algoritmi semantici che processeranno la news frase per frase. Vi sarà poi l’attenta analisi dei profili di chi le ha postate. Può capitare infatti che, in buona fede, si condividano delle “bufale”, tuttavia è bene sapere che esistono utenti “fake” creati appositamente per diffondere notizie inventate.

L’app antibufala sarà testata dopo un periodo di 18 mesi (per la sua creazione) dalla testata swissinfo.ch e dall’ospedale psichiatrico del King’s College (a Londra). Dovremmo quindi aspettare a lungo per poter utilizzare questa applicazione che come simbolo avrà Fama (Pheme in inglese), la figura mitologica che nell’antica Grecia simboleggiava le dicerie che, vere o false, non fanno che amplificare l’importanza data a delle notizie spesso inventate.

Nel frattempo il mio consiglio è quello di pensarci due volte quando condividete una news sui vostri profili social: verificate la fonte, non fatevi ingannare da titoli forti e immagini accattivanti. È possibile trovare sul web siti appositamente creati per smascherare le “bufale” anche attraverso il “fact checking”, ovvero la verifica oggettiva dei fatti.

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