SEO, una scienza inesatta tra miti e malintesi

La SEO (Search Engine Optimization) è una scienza che per sua natura è inesatta (o almeno, potrebbe essere esatta se conoscessimo tutti i calcoli dei motori di ricerca), dove le convinzioni spesso si basano su calcoli probabilistici e le cui regole cambiano troppo velocemente.

Con il tempo si sono radicati tra i SEO diversi miti, per la maggior parte risultati inesatti e che hanno spesso creato false aspettative generando ottimizzazioni errate. Oggi, prendendo spunto da un articolo di Forbes, elencheremo i principali miti SEO.

1. Tutto il guest posting è “male”

È emersa recentemente la notizia che Google penalizzerebbe il posizionamento delle pagine web che ospitano guest blogging. Questo perchè fino ad oggi si è sempre abusato del guest blogging per ottenere link al proprio sito. Chiaramente non tutti gli interventi di guest blogging sono da considerare malvagi: se l’obiettivo principale non è l’incremento di link verso il proprio sito, ma il semplice aumento di reputazione e visibilità, non avrete grossi problemi.

2. L’utilizzo dei social media influenzano la SEO

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. I social network hanno una funzione importante ed ogni impresa dovrebbe avere una strategia di social marketing ma sicuramente non per migliorare i risultati di ricerca.

Utilizzare un social network in modo ottimizzato alla propria azione di marketing significa capire se in quell’ambiente ci sono possibili persone in target con gli argomenti proposti ed, eventualmente, effettuare pubblicazioni e cercare di creare una connessione di interesse fra loro.

3. I Link non influenzano più il ranking

Sono in molti a credere che dopo gli ultimi aggiornamenti di Penguin i link non influenzino più il posizionamento organico. Ad oggi i link in entrata su un sito costituiscono ancora un fattore importante nella determinazione del ranking, e così resterà ancora per molto tempo.

4. Google è rotto

A quanto pare gira voce che l’algoritmo di Google abbia dei problemi e che fornisca dei risultati incorretti. Se così fosse non ci sarebbe modo di spiegare la sua popolarità a livello nazionale (negli USA), ma soprattutto a livello internazionale dove arriva ad avere uno share del mercato dell’80%.

5. Il PageRank viene influenzato dall’AuthorRank

Con l’introduzione dell’Authorship Markup di Google si è iniziato a pensare che un articolo pubblicato da una persona autorevole in un dato campo, possa essere meglio posizionato nelle ricerche organiche di Google.

Questa teoria è stata “fomentata” anche direttamente dalle parole non precisissime e non completamente esaustive di Google sull’argomento:
“Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance”.

Ad oggi però non ci sono prove concrete che L’AuthorRank abbia un effetto diretto sul posizionamento delle pagine nel PageRank.

6. I buoni contenuti sono l’unico pilastro solido per la SEO

Come filosofia di partenza non è certamente niente male. Creare contenuti interessanti e in target con gli argomenti trattati nel sito è un fattore importante per l’influenzamento del PageRank, ma non basta. Sono necessari anche altri accorgimenti che vanno ben oltre il semplice contenuto. Validi contenuti devono essere accompagnati ed integrati con una buona strategia di miglioramento della visibilità e della reputazione online.

Qualche altro mito…

Mutt Cutts recentemente ha sfatato 2 miti SEO di cui si sente spesso parlare: che se utilizzi AdWords ti posizioni meglio e che ci sono trucchi che permettono un miglior posizionamento. Riporto qui sotto il video per chi volesse entrare nello specifico:

Anche Tagliaerbe ha scritto un’interessante post sui miti SEO più comuni. Di seguito ne cito qualcuno dei più ecclatanti:

  • penalizzazione del proprio sito a causa di contenuti duplicati
  • ripetizione di keyword in punti e pagine chiave per segnalarle ai motori di ricerca
  • perdita di posizioni dovuta all’utilizzo di sitemap XML
  • dare o non dare importanza al PageRank
  • evitare di toccare un sito ben posizionato

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