Sfatiamo tutti i falsi miti sul cloud computing

Ormai il cloud computing è entrato nella maggior parte delle aziende: sottoposto a una continua evoluzione, è – però – conosciuto ancora in maniera parziale, al punto che sono molteplici i falsi miti che lo riguardano e che è il caso di smentire.

C’è chi sostiene, per esempio, che sia un modello non realmente funzionante. In verità, il fatto che da più di dieci anni siano tantissime le aziende di tutte le dimensioni ad aver adottato il cloud computing è indice del fatto che il modello in questione lavora come si deve, anche per le funzioni mission-critical.

Un altro falso mito ha a che fare con la novità: secondo alcuni, il cloud computing costituisce un approccio nuovo, e in più un modo nuovo di fare computing. Beh, niente di più sbagliato: si tratta semplicemente di trasferire in un nuovo punto della rete dati, sistemi e risorse di calcolo.

Non mancano, ancora, coloro che avanzano dubbi a proposito della sicurezza del cloud computing. Ebbene, la quasi totalità dei provider di cloud computing è al passo con le misure di sicurezza più recenti e di solito gli eventuali problemi con cui si può avere a che fare derivano solo dagli utenti e da loro comportamenti non adeguati, che non rispettano le best practice del caso.

La lista dei falsi miti sul cloud computing prosegue con quello che parla di una richiesta elevata di competenza per la gestione. Non è vero, perché per passare al cloud non servono persone che siano competenti in configurazione dei sistemi o in programmazione. Ciò non vuol dire che all’interno delle organizzazioni non ci sia bisogno di professionisti esperti in tali ambiti, ovviamente.

Una leggenda da smentire dice che imputa al cloud computing la riduzione del numero di posti di lavoro nel settore IT. Questo non è assolutamente vero, e anzi può essere affermato il contrario, poiché grazie alla nuvola sono state e vengono tuttora create opportunità nuove, come si può verificare dando un’occhiata agli annunci help-wanted in cui vengono ricercati analisti e sviluppatori.

Infine, l’ultimo falso mito su cui si può discutere è che il cloud computing contribuisca a togliere importanza e valore al settore IT in società e imprese. L’esperienza quotidiana suggerisce l’esatto opposto e in effetti i manager IT occupano sempre di più posizioni di rilievo vantando ruoli privilegiati per la loro formazione e le loro competenze.

Qualcuno avanza il sospetto che non siano chiare le regole sulla proprietà dei dati. Questa affermazione, in effetti, è la più difficile da confutare, dal momento non è ancora chiaro a chi spettino la responsabilità e il diritto dei dati.

Lo stesso si può dire per gli aspetti di cessazione: anche se la flessibilità è una caratteristica preziosa del cloud computing, la cessazione del servizio può dare origine a conseguenze di cui non si conoscono tutti i dettagli.

Tra i problemi in cui ci si può imbattere c’è la difficoltà degli scambi dei vendor. Non si possono, in sostanza, scambiare i fornitori in funzione delle proprie necessità, cosa che va contro la promessa della nuvola di funzionare in modo autonomo a prescindere dalla tecnologia che si adopera.

Dal punto di vista economico, poi, vale la pena di sottolineare che il cloud computing con tutta probabilità non è la soluzione meno costosa a cui si possa pensare, soprattutto sul lungo termine, ma di sicuro non ci si affida alla nuvola per questo.

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