Il Guerrilla Marketing e il potere delle bufale

No, non sto parlando della mozzarella né tanto meno dell’animale, sto parlando delle notizie farlocche. Eredi delle leggende metropolitane di una volta (vi ricordate gli alligatori nelle fogne di New York?), oggi, grazie al web e soprattutto ai social media, le bufale hanno un potenziale virale altissimo.

Quante volte avete creduto ad una notizia falsa? Tantissime, ammettetelo, ma se può consolarvi non siete i soli. Utenti privati, web influencer e celebrity: tutti credono alle bufale e le condividono facendo la figura dei creduloni. D’altronde “la disinformazione digitale è uno dei principali rischi della società moderna” ha ammonito il report 2013 del World Economic Forum.

Oggi vorrei analizzare con voi i motivi per i quali continuano ad avere successo e su come sfruttare il loro potenziale.

Il motivo per il quale le bufale sono così virali è l’omofilia, ovvero il numero di amici che consumano lo stesso tipo di contenuto legato ad interessi comuni. In parole povere, più il fake è condiviso da persone che conosciamo, più siamo inclini a crederci. Questa è la base su cui si fonda il potere delle bufale e quella da cui partire per realizzare delle campagne di guerrilla marketing efficaci.

Parto subito con uno degli esempi più brillanti di guerrilla marketing legato alle bufale sul web: prima dei social media, nel 1999 fu messa in rete la leggenda metropolitana di 4 cineasti scomparsi in una foresta del Maryland nel 1994 dei quali sarebbero state ritrovate le riprese a distanza di anni; quelle riprese erano state trasformate in un documentario e poco dopo nei cinema uscì The Blair Witch Project. Il resto ce lo ricordiamo tutti: l’immenso successo di un film basato su una grandissima bufala.

Se questa campagna ha avuto così tanto successo senza l’ausilio dei social media, immaginate cosa si può realizzare adesso con una campagna di guerrilla marketing di bufale ben strutturate.

Cos’abbiamo noi in più degli autori della campagna di The Blair Witch Project? Abbiamo quello di cui abbiamo parlato all’inizio, ovvero l’omofilia che ci dà la possibilità di poter colpire con una precisione da cecchino esattamente il target di riferimento della nostra campagna sui social media.

Ecco per voi una carrellata di campagne marketing basate sulla diffusione di una bufala:

  1. La 21enne Jasmine Tridevil postò questo selfie dicendo di aver speso 20euro per una protesi che le regalasse un terzo seno per poter partecipare ad un reality e la notizia fece il giro del mondo. Ovviamente nulla di tutto ciò era vero, ma ora Jasmine sta incidendo il suo primo disco.
  2. Avete presente quanto leggete della morte di una celebrità sul web e poi non è vero? Vi svelo un segreto: spesso la notizia fake è messa in giro proprio dalla celebrità stessa per far parlare di sé, per promuovere la propria band o il film in uscita. Chi di voi, per esempio, sapeva che Macaulay Culkin (l’attore di “Mamma ho perso l’aereo”) fosse in tour con la sua band prima di aver letto della sua finta morte qualche mese fa? Ecco.
  3. Le bufale possono essere utilizzate anche per fare del bene, come quella della macchina per trasformare l’acqua in vino. La “Miracle Machine” ovviamente non esiste, si è trattato di un’operazione di lancio per una ONG che ha come obiettivo quello di portare acqua potabile nei paesi del terzo mondo. Il risultato è stato ottimale, visto che grazie a questa bufala le donazioni sono aumentate del 20%.

Ora avete tutti gli spunti per realizzare la vostra campagna di guerrilla marketing basata sulle notizie fake!

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