Domini, avanti con la liberalizzazione delle sigle

Non ci sarà più bisogno delle sigle convenzionali, i nomi che caratterizzano gli indirizzi internet potranno finire con qualsiasi parola. Dopo tre anni di discussioni e rinvii la decisione è arrivata:  il consiglio direttivo dell’ Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’organismo no profit che gestisce l’assegnazione degli indirizzi Internet in tutto il mondo, ha votato a favore dei gTLD, i nuovi nomi a dominio generici.

Una rivoluzione per enti pubblici ed imprese

Se si considera che i cosiddetti “top level domain“, i domini di primo livello, risultano 22, quella decisa dall’Icann si presenta come una liberalizzazione importante, anche se gli elevati  costi (siamo intorno ai 185 mila dollari) per l’implementazione delle nuove estensioni non potrà determinare un’esplosione di nuovi siti estranei dal giro dei tradizionali “cognomi” .com, .net o .org.  In virtù di questo possiamo pensare che ad approfittare della novità sarà un ristretto manipolo di organizzazioni pubbliche o private:  per le multinazionali, in ogni caso, la concessione potrebbe aprire significative opportunità di business.

Le somme si tireranno tra 12 mesi

ICANN accetterà le proposte da gennaio 2012 fino ad aprile dello stesso anno e provvederà a rendere operativi i domini entro la fine del 2013. Un anno per capire, toccando con mano, la reale portata di questa innovazione, che potrebbe sì modificare in positivo le dinamiche del Web, come al contrario dare luogo a conseguenze inaspettate, come la necessità per gli utenti di districarsi tra quantità eccessive di suffissi, piuttosto che soluzioni software inadeguate. La sensazione, tra parte degli addetti ai lavori, è che non si senta poi tutta questa necessità di veder fiorire  una selva di nuovi domini.

Tutte le parti unite per una Rete più efficace

Infatti, nonostante il risultato netto emerso dalla votazione del Board, la decisione è il frutto di un acceso dibattito tra posizioni contrastanti. Ad esserne coinvolta, in primo luogo, la comunità degli internauti, ma non possiamo dimenticare imprese e governi. Le tracce di questo lavoro si possono trovare all’interno del cosiddetto Applicant Guidebook, passato attraverso successive revisioni dovute all’inclusione di circa un migliaio di commenti e alla necessità di creare e mantenere un’Internet stabile e sicura.

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