Google Translate: storia e applicazioni future

Alzi la mano chi non ha mai usato Google Translate! A tutti è capitato almeno una volta di trovare parole incomprensibili in qualche lingua esotica o magari, per mancanza di voglia, di ritenere incomprensibili termini inglesi e di aver buttato in pasto a Google Traduttore la frase in questione. Per i più giovani, che non ricordano quali erano i risultati delle traduzioni fino a pochi anni fa, posso solo dire che è notevolmente migliorato (per farvi quattro risate consiglio un arcinoto sito simil-enciclopedico).

La storia di Google Translate

Negli anni il colosso di Mountain View ha notevolmente migliorato il suo traduttore, aggiungendo via via sempre più lingue (anche morte o quasi, fino ad arrivare a 300 idiomi compresi i dialetti) e diffondendo la versione mobile per Android, iOs, Windows Phone e BlackBerry. Google ha visto toccare quota 200 milioni di traduzioni nel 2012. BigG però è da anni al lavoro per migliorare la qualità della traduzione, che ovviamente non può basarsi su tutte le regole grammaticali di ogni singola lingua disponibile per la traduzione, ma che si basa su matematica e statistica: Translate infatti può fare affidamento sui documenti pubblici analizzati da Google (ONU, Unione Europea e così via…) o ancora sui milioni di libri resi disponibili in Google Books per studiarne le frasi più utilizzate, senza capirne effettivamente il significato, e riutilizzarle durante la traduzione.

In Google però non si lavora solo sulle regole di traduzione. Lo sapevate ad esempio che è possibile tradurre appunti scritti a mano? Potrebbe sembrare una funzione inutile, ma provate voi a trovare sulla tastiera quelle lettere incomprensibili di alcuni alfabeti diverso dal nostro!

Il futuro di Google Translate

Ad ogni modo, tutte le migliorie che BigG ci presenta nel suo traduttore vanno in una precisa direzione, ben espressa da Franz Josef Och, collaboratore di Google, il cui obiettivo è creare un dispositivo portatile di dimensioni minuscole (diciamo che un auricolare basterebbe?) che consenta una traduzione istantanea di ciò che il nostro interlocutore ci sta dicendo.

Insomma, Google vuole davvero abbattere le barriere linguistiche. Vediamo quanto ci vorrà (siamo certi sia solo questione di tempo) perché a Mountain View raggiungano l’obiettivo.

P.s. Lo sapevate che potete far diventare Google Translate un beat-boxer? Provate ad andare a questo link e a far leggere da Google le parole 🙂

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